Oggi volevo raccontarvi un po' la storia di Simona
Atzori, la ballerina e la pittrice nata priva degli arti superiori.
Simona inizia a danzare all'età di 6 anni, seguendo corsi
di danza classica. Per lei la danza rappresentava quel sogno impossibile, ma
che le ha dato una felicità immensa. Le ha permesso di fare della sua vita un
capolavoro.
Ella pensa che questa l'abbia scelta per dirle che poteva
usare il suo corpo per comunicare qualcosa che andava oltre ciò che non c’è.
È stata da subito una modalità espressiva e di
opportunità per prendere confidenza con un corpo che era diverso solo agli
occhi degli altri, mentre a suo avviso era tutto ciò che le serviva per
esprimersi.
Danzare rappresenta per lei, ricerca interiore di quella
parte nascosta dentro di lei e allo stesso tempo la possibilità di comunicare,
di andare oltre.
In un’intervista ella spiega di provare un senso di
libertà fortissima, perché può raccontare qualcosa in assoluta libertà senza un
linguaggio che sia codificato da parole.
È un viaggio in cui conoscersi continuamente.
Simona ha imparato ad amarsi per come è, senza alcuna
rassegnazione.
L’ha imparato proprio dai suoi genitori, nella loro
capacità di accoglierla nonostante le difficoltà.
Loro furono capaci di vedere subito oltre la sua
disabilità. L’aiutarono a cambiare la prospettiva, a partire da quello che
aveva e non da quello che le mancava.
Il suo motto: ogni volta che sale sul
palcoscenico dev'essere come la prima volta, e come se potesse essere l’ultima,
così che ogni volta l’emozione possa essere unica e irripetibile.
“NESSUNO È PERFETTO: SIAMO TUTTI DIVERSAMENTE ABILI”
“HO RINUNCIATO ALLE PROTESI, ERANO UN CORPO ESTRANEO. I MIEI PIEDI FANNO MAGIE".
(Simona Atzori)
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